04 Ago 2016

Psicoterapia

Di recente mi è ritornata in mente una teoria in psicologese che ho letto diversi anni fa in un settimanale femminile, diceva che è bene non mangiare in piedi mentre si cucina. Secondo quanto scriveva la giornalista questo impedirebbe alla nostra coscienza di considerare quell’azione in quanto tale, cioè: sto mangiando!

Questo frammento di memoria mi è apparso, in modo del tutto estemporaneo, mentre stavo facendo qualcosa di totalmente diverso. Di lì a poco sarei dovuta essere in studio per una seduta e con una certa naturalezza (di quelle esternazioni che sembrano imbastite da un “Altro” dentro di te) dissi a mio marito che doveva tenere nostra figlia. Lui ha prontamente ribadito che mancava ancora mezz’ora al mio impegno ed essendo il mio studio nello stesso pianerottolo di casa non occorreva certo tutto quel tempo per raggiungerlo. Era vero! Ma con quella stessa naturalezza, che aveva contrappuntato il mio primo enunciato, avevo risposto che mi sarei presa mezz’ora per me…Solo dopo aver pronunciato queste parole ne avevo capito davvero il senso, come se avessi sentito parlare qualcun altro e stessi riflettendo sul significato. Avevo appena ammesso a me stessa di stare per infrangere la norma della madre perfetta che impiega tutto il suo tempo libero con sua figlia. Ed ecco l’apparizione improvvisa e folgorante di un nuovo modo di esistere, trasgressivo e audace: stavo prendendomi uno spazio tutto per me e me lo stavo dicendo!

Il punto della questione si addensa tutto in questo dialogo interno. Non era certo la prima volta che sgattaiolavo da casa un po’ prima degli appuntamenti ma non avevo mai dato un valore a quel tempo. Era come se lo avessi fatto di nascosto, lo avevo fatto alle spalle del mondo, alle spalle del mio mondo. Proprio come recitava quel trafiletto di giornale: fare finta di non mangiare mentre si sta mangiando attenua il senso di colpa. La cosa sorprendente fu che dopo il primo secondo in cui venni trafitta dalla colpa, quel sentimento si sciolse rivelando il brivido inebriante e vertiginoso del nuovo. Cosa era cambiato?

In realtà nulla, di fatto tutto.

Non era cambiato il tempo che stavo dedicando a me stessa, era cambiato il senso che vi stavo dando. Ne intravedo tutta la portata rivoluzionaria e trasgressiva. La mia coscienza si era espansa: avevo accolto dentro di me un nuovo modo di stare al mondo…